ISOLE FLUTTUANTI N.07
FLOATING ISLANDS N.07
Immagine fotografica in elaborazione digitale stampata su carta Fine Art
Photographic image in digital processing printed on Fine Art paper
80 x 60 cm | 2020
STATEMENT
Lo spazio dedicato ai Ferrariofreres evoca il ricordo della città di Bergamo implosa in sé medesima durante la parte più aggressiva del periodo storico ancora in corso.Il gruppo emerge sintetizzando il trauma/sogno dell’esperienza vissuta nella città narrando allo spettatore, in chiave quasi onirico-futuristica, quello che accadde e continua ad accadere a Bergamo tutt’oggi.
I frammenti della città volteggiano silenti e leggeri nella loro irrefragabile monumentalità, portatori e testimoni dello sfacelo dell’umanità e del proprio umanesimo.
STATEMENT
The space dedicated to the Ferrariofreres evokes the memory of the city of Bergamo which imploded in itself during the most aggressive part of the historical period still in progress. The group emerges synthesizing the trauma / dream of the experience lived in the city, narrating to the viewer, in an almost dreamlike-futuristic key, what happened and continues to happen in Bergamo today.
The fragments of the city whirl silently and lightly in their irrefrageable monumentality, bearers and witnesses of the collapse of humanity and of its own humanism.
BIOGRAFIA
FerrarioFreres è un collettivo.
Il gruppo, i cui componenti vivono e lavorano tra Milano e Bergamo, si forma alla metà degli anni Novanta.
Le sue caratteristiche sono la fluidità e la coralità: il gruppo è infatti aperto nella sua composizione e si avvale di collaborazioni, anche di breve periodo, che attingono alle diverse discipline dell’arte o ad ambiti affini e paralleli, come la musica, la poesia, l’antropologia, l’informatica.
Sin dagli esordi la ricerca dei Ferrariofréres è orientata all’indagine dei rapporti tra natura e cultura, tra linguaggio e tecnica, tra Kultur e Civilisation, in un contesto espressivo e formale che vede privilegiati il mezzo fotografico e la videoinstallazione.
Le loro opere, spesso riferite al mondo naturale, alla botanica come alla zoologia, intrecciano realtà e finzione, mito e allegoria, teatro e racconto, suggerendo percorsi e riflessioni sul valore “residuale” e ideologico delle immagini nella società contemporanea.
Di qui l’opzione e la predilezione dei Ferrariofréres per la fotografia “a contatto”, che della fotografia convenzionale (moltiplicabile, incorporea, elegiaca) è il rovescio paradossale e incongruo, configurandosi come “impronta-assenza” originale dell’oggetto, del suo corpo unico e vero. Impronte fotografiche (impronte di impronte), costellazioni di immagini-luce che evocano il referente nelle forme fantastiche di reliquie o ectoplasmi di realtà modulate dalla argentea opacità della luce.
La tecnica, basata sul contatto diretto tra l’oggetto (animale, fiore, insetto etc.) e il materiale sensibile all’alogenuro d’argento, è quella del fotogramma caro alla tradizione delle avanguardie storiche (Man Ray, Moholy Nagy) le cui originarie finalità espressive in chiave formalistico-astratta sono piegate dai Ferrariofréres a un più elementare e realistico valore di testimonianza visiva: “nient’altro che un arrendersi all’evidenza delle cose”
BIOGRAPHY
FerrarioFreres is an artists collective.
The group, whose members live and work between Milan and Bergamo, was formed in the mid-nineties.
Its characteristics are fluidity and chorality: the group is in fact open in its composition and makes use of collaborations, even for a short period, which draw on the various disciplines of art or on similar and parallel fields, such as music, poetry. , anthropology, information technology.
Since the beginning, the Ferrariofréres’ research has been oriented towards the investigation of the relationships between nature and culture, between language and technique, between Kultur and Civilization, in an expressive and formal context that sees the photographic medium and video installation privileged. Their works, often referring to the natural world, botany as well as zoology, intertwine reality and fiction, myth and allegory, theater and story, suggesting paths and reflections on the “residual” and ideological value of images in contemporary society. Hence the option and the predilection of the Ferrariofréres for “contact” photography, which of conventional photography (multiplicable, incorporeal, elegiac) is the paradoxical and incongruous reverse, configuring itself as the original “imprint-absence” of the object, of its one and true body.
Photographic imprints (footprints), constellations of light-images that evoke the referent in the fantastic forms of relics or ectoplasms of reality modulated by the silvery opacity of light.
The technique, based on direct contact between the object (animal, flower, insect, etc.) and the sensitive material of the silver halide, is that of the photogram dear to the tradition of the historical avant-gardes (Man Ray, Moholy Nagy) whose original expressive purposes in a formalistic-abstract key are bent by the Ferrariofréres to a more elementary and realistic value of visual testimony: “nothing but a surrender to the evidence of things”